( Pescasseroli, 16 Settembre 2011 ) C’è chi dice che la caccia non nuoce all’orso bruno marsicano, animale simbolo della fauna italica, e non gli crea alcun disturbo.
E’ questione di punti di vista e di qualità delle valutazioni. Non tutti, a parte le personali presunzioni, possono dare valutazioni ragionate e scientifiche rispetto alle caratteristiche ecologiche, etologiche e gestionali della specie.
Il Parco pensa, perciò, che l’attività venatoria, non adeguatamente organizzata e soprattutto esercitata in certi periodi, può costituire un grave vulnus per l’orso marsicano e condizionarne la vita.
Per questo, crea realmente allarme e sconforto la decisione della Regione Abruzzo in merito all’approvazione del Calendario Venatorio 2011-2012, specificatamente per ciò che concerne la protezione dell’Orso bruno marsicano, nei cui territori della Zona di Protezione Esterna del Parco e della Zona A del PATOM, sempre esterna all’area protetta, è stata anticipata la caccia al cinghiale a partire dal 18 settembre prossimo, seppur da appostamento fisso e senza cani.
Il tornare indietro rispetto alla decisione precedentemente presa, quella cioè di aprirla al 1° novembre, nonostante la esplicita richiesta fatta dall’Ente Parco con nota prot. n.0005199/2011 del 29 luglio u.s., comporta dei gravi problemi per la tutela dell’Orso bruno marsicano.
L’Ente Parco aveva chiesto l’apertura al 1° novembre, accennando, peraltro, a un possibile posticipo della chiusura dimostrando così la massima disponibilità per una decisione condivisa e partecipata.
Certamente, l’apertura generale anticipata della caccia al 18 settembre, quindi anche alla lepre, volpe, coturnice, con cani al seguito, come i segugi, provoca un elevato e pesante disturbo alla popolazione di orsi proprio nel periodo cosiddetto di iperfagia -settembre, ottobre e novembre -, cioè quando si nutrono con intensità per accumulare riserve energetiche utili per superare il periodo del letargo.
In questo modo il Parco è lasciato solo nella tutela dell’Orso sull’intero territorio di presenza del plantigrado, quindi anche all’esterno del perimetro del Parco, contraddicendo tutti gli impegni assunti e vanificando tutti gli sforzi finora realizzati per rispettare il Protocollo per la Tutela dell’Orso bruno marsicano (PATOM), sottoscritto anche dalla Regione Abruzzo, che ne è capofila, da tutte le provincie abruzzesi e del Centro Italia.
Oltre che dal Ministero, da altre regioni e provincie, dagli altri parchi del centro appennino e da varie altre istituzioni e associazioni.
Il Parco non può non denunciare questa situazione, paradossale, di una Regione che fa dell’Orso il suo emblema nel mondo e fa molto poco, per non dire nulla, per tutelarlo.
L’Ente Parco chiede quindi alla Regione Abruzzo di rivedere il Calendario Venatorio, recuperando le decisioni che favoriscono la piena tutela di una delle specie più rare al mondo, a rischio reale di estinzione, di incalcolabile rilevanza naturalistica (ed economica!) motivo di orgoglio degli abruzzesi e delle comunità del Parco Nazionale.
L’Ente chiede anche che la Regione ponga in essere, quando deve adottare misure che in qualche modo incrociano gli interessi della conservazione, un effettivo e concreto percorso partecipativo, coinvolgendo innanzitutto le istituzioni interessate e quindi il Parco Nazionale.
In questa circostanza l’Ente Parco non è stato affatto sentito, e non rilevano alcuni richiamati passaggi degli accordi Patom e convenzionali che, evidentemente, contengono previsioni di carattere generale, da verificare di volta in volta, rispetto alle situazioni contingenti, alle condizioni dell’orso marsicano, alle esigenze del plantigrado in quel determinato periodo, etc.
Comunicato Stampa n. 73/2011