( 19 Settembre 2009 )Nelle scorse settimane è stata effettuata una sessione di osservazioni mirate per l’avvistamento delle femmine con piccoli di orso marsicano. Le osservazioni sono state effettuate nei pressi delle diverse zone del Parco, ricche di cespugli di ramno le cui bacche sono particolarmente appetite dall’orso in questa stagione.
Nell’operazione, coordinata dalla Direzione e dai Servizi scientifico e veterinario del Parco, sono state coinvolte circa 40 persone tra personale del parco, guardie del Parco, agenti del coordinamento territoriale per l’ambiente del CFS e volontari. Questa numerosa partecipazione ha consentito di controllare tutte le aree di ramneto, presenti nel territorio del Parco e nella Zona di Protezione Esterna, con risultati anche per quest’anno molto importanti.
Sono state avvistate infatti tre femmine con piccoli dell’anno: una con tre cuccioli, una con due e una con un cucciolo.
Il totale dei piccoli avvistati durante queste operazioni è quindi pari a sei. Se si considera che lo scorso anno sono stati osservati 10 piccoli e che una femmina di orso non partorisce tutti gli anni - come è noto i piccoli restano con la madre fino all’età di circa 15 mesi -, l’avvistamento di un numero così elevato di piccoli, anche per quest’anno, è sicuramente di grande significato per la conservazione della specie.
In una popolazione di poche decine di individui, la genetica dice tra 40 e 60, di cui la metà femmine, e delle quali non tutte si riproducono (vanno escluse le più giovani e le più anziane), il numero di cuccioli avvistati negli ultimi due anni significano una forte vitalità della popolazione e una buona fertilità delle femmine.
Questa considerazione, sottolinea il Presidente del Parco Giuseppe Rossi, pur riflettendo ovviamente la incontestabile utilità dei provvedimenti adottati ultimamente dall’Ente (dalla chiusura di alcune aree al potenziamento della sorveglianza, dal miglioramento del sistema di indennizzo dei danni alla campagna alimentare, alle più aperte relazioni dell’Ente con le comunità) non può però rassicurare sul futuro della specie che, per la sua conservazione, ha bisogno di espandere il proprio areale oltre i confini del Parco. Infatti, solo garantendo al plantigrado un territorio protetto ben più vasto del Parco nazionale storico, e favorendo un sollecito incremento della specie, si potranno avere certezze sulla sua definitiva salvezza, che al momento purtroppo non ancora esistono.
Comunicato Stampa n. 60/2009